[di nicE]
I GIOVANI E LA DISOCCUPAZIONE
I giovani di oggi non hanno voglia di lavorare, sono disinteressati, svogliati e irrispettosi delle regole.Frasi, o meglio, luoghi comuni sentiti e risentiti che tentano di trovare nei giovani di oggi, che credetemi di buona volontà ne hanno, un potenziale capro espiatorio di alcuni errori commessi nel passato e che tutt’oggi non sembrano volgere ad una vera e propria risoluzione, ma ad una serie di “toppe” che non riescono a marginare un problema ben più grande del pensiero comune.
Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia rappresenta un dato più che mai preoccupante: oltre 1,9 milioni di ragazzi tra i 25 e i 35 anni, ovvero circa il 25% non ha un’occupazione (Fonte dati: ID, un interessante sito su cui sono facilmente reperibili numerose statistiche), ennesimo incredibile primato UE che il nostro Paese ottiene nel giro di pochi anni, anche se c’è ben poco da scherzarci su.
Ma è davvero così complicato avere la possibilità di trovare un’occupazione? Avendo 20 anni sono in procinto, così come i miei amici e coetanei, di affacciarmi al mondo del lavoro: i primi curriculum, i primi colloqui e i primi giorni di prova; e posso affermare che effettivamente, con una buona dose di fortuna e con numerosi “invii di curriculum”, le opportunità si trovano.
Le vere e grandi problematiche sorgono quando si parla delle condizioni di lavoro e delle proposte che vengono effettuate in queste “possibilità” di lavoro;
per avere una visione più chiara della situazione, ho chiesto ad un mio caro amico (che chiameremo Andrea per rispettare la sua privacy) di raccontarmi la sua situazione lavorativa.
Andrea lavora in un call center di un’importante azienda, un lavoro part time che lo tiene impegnato 5 ore al giorno, dal lunedì al venerdì, lasciandogli così tempo anche per lo studio.
Lo stipendio? 500 euro al mese. Una miseria. Già perché con la benzina per arrivare sul posto di lavoro ed un paio di cene con gli amici, di quei soldi ne rimangono forse la metà. Inoltre Andrea si sta laureando in scienze motorie, un percorso che non ha molto a che fare col suo lavoro, che diventa sempre più distante da ciò che sono i suoi sogni e le sue aspirazioni.
I posti di lavoro ci sono, è vero, ma chi mi spinge a vivere condizioni di sfruttamento, perché di questo si tratta, in cambio di una somma di denaro che non basta neanche per sopravvivere, ed un contratto che si rinnova di settimana in settimana e che mi potrebbe lasciare quindi per strada da un momento all’altro?
I giovani di oggi non sono svogliati, non mostrano disinteresse e hanno molta voglia di mettersi in gioco, ma si stanno anche rendendo conto, man mano che crescono, che avere un posto fisso, in ciò che si ama fare, non è più un semplice obiettivo, ma, citando Cristicchi, un vero e proprio “terno al lotto”.
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