[di Maria Elena Gori]
FEDERICO D’AGOSTINO, Pittore e scultore
Il D’Agostino pittore ha spesso richieste di immagini create ex novo o ispirate a quelle dei pittori del passato; si trova così nella necessità di inventare uno pseudonimo con cui firmare queste sue opere “spurie” che esulano dal suo impegno politico-civile e dà vita, agli inizi degli anni ’70, al misterioso Don Diego Ferastico; che da un fondo nero quasi catramoso lascia che la luce calda disegni ritratti di santi e inquisitori, o che da sgargianti azzurri o verdi anfratti emergano ninfe procaci circondate da amorini ed altre gioiose creature. Grazie alla collaborazione con lo studio di architettura di Letizia Lerro, viene spesso incaricato di decorare di ville, case, negozi ed hotel prestigiosi con soggetti di vario tipo, che completano l’arredamento d’epoca, restaurato o realizzato in stile da lui stesso. Ne è un esempio il Piccolo Castello a Monteriggioni, per il quale ha realizzato tutti gli arredi delle camere e gli accessori in stile neoclassicheggiante ispirato all’architetto senese Agostino Fantastici. ..
Al culmine della sua maturità artistica riscopre il disegno, abbandona momentaneamente il colore e traccia, con segni sicuri ed essenziali mirabili ritratti che lo avvicinano per sicurezza e maestria ai classici del passato: da un fondo bianco totale luminosissimo emergono figure di giovani nel fiore della loro bellezza, mentre nei loro occhi sembra di poter leggere lo stupore per la vita che gli germoglia dentro o che i loro «pensieri come equilibri instabili viaggiano sul filo del giocoliere impazzito». Di nuovo affiora nelle opere di Federico l’altra sua grande passione, quella per i motori, le macchine e le moto di grossa cilindrata che sembrano richiamare il tema del Ratto d’Europa; ma forse quella ragazza degli anni 90 che ora guarda avanti a se in sella alla Kawasaki, non si sente più strumentalizzata come le novelle Europa degli anni 70, anche se le mancano ancora le esperienze e la sicurezza della maturità. Una maturità che il pittore riesce ad esprimere e sublimare invece nei ritratti della moglie Angela e nei testi poetici che affiancano i disegni nel catalogo. Angela, a cui dedicherà anche un’intera mostra intitolata: “Un grande amore, una grande compagna”, è ritratta nelle sue espressioni più caratteristiche e «per il disegno», gli occhi del pittore «lambiscono teneri noti contorni… capelli di luce come falci, sferzano il vuoto; cordoni opachi di fard circondano la bocca di morbide pieghe; guizzi d’intesa dalle lune d’argento colpiscono l’immaginazione».Anche in queste opere è presente il riferimento alla pop art e se per certi versi sembra strizzare l’occhio a Warhol, D’Agostino sceglie di nuovo le aziende della moda, che ben conosce grazie anche all’attività della sorella Mariangela, che produce pellicce per Annabella a Milano. E si ritrae egli stesso appoggiato e pensoso sul cofano di una specie di macchina aziendale che riporta il nome e lo slogan delle Calze Levante, con le modelle replicate sullo sfondo
E per incanto emergono a tutto tondo dal fondo mani, ventagli, oggetti simbolo che rendono i personaggi reali, che escono dal quadro e sembra quasi che invitino chi li guarda a toccarli ed a dialogare con loro. Tra i temi cari a Federico oltre al mito greco si trova anche la vicenda di Giuditta e Oloferne, che l’artista dipinge, disegna e reinterpreta ciclicamente: ne esistono infatti sia versioni ad olio sia nella serie di questi disegni.Da artista eclettico, curioso e di grande sensibilità, quale è Federico, fin dai primi tempi è portato a sperimentare le potenzialità dei più diversi materiali: la duttilità arcaica e sempre nuova dei metalli l’elastica malleabilità del silicone ed altre colle, la calda espressività della terra cotta la sensualità venata del legno.
Il mito greco ritorna in versione contemporanea con le suggestioni portate dal progresso tecnologico e da nuovi materiali la densa trasparenza irregolare e imprevedibile della resina, nella sua resa cromatica: resine poliestere, ferro, siliconi che si fondono e si amalgamano con le idee per diventare sculture, ci parlano delle nostre radici, di temi antichi, irrisolti… di viaggi iniziati quando l’uomo è apparso sulla terra e non ancora finiti. Vecchi percorsi, ma sempre nuove le emozioni che sucitano, come nuove le cose che ci circondano: auto, navette spaziali, televisori, computer, l’inquinamento, la pubblicità..L’ «Amore impossibile» di Apollo e Dafne riflette …. quello stesso amore irraggiungibile dei telespettatori per un personaggio televisivo, che nel momento in cui varca la barriera dello schermo si trasforma in qualcosa d’altro e non è più oggetto del desiderio.
Nell’era digitale e dell’incomunicabilità, nell’eterno conflitto tra la mente e il cuore, Amore cerca di colpire Psiche su internet. Perché per Federico D’Agostino, non dal cuore, ma dalla mente nasce l’innamoramento. Da uno schermo televisivo escono due mani sopra due seni, mentre un’altra mano, con una freccia, digita su un telecomando, come se fosse già un anticipazione di smartphone. Così Ulisse, rappresentato nella sintesi delle parti anatomiche: il braccio legato, un casco da motociclista, e una coda da pesce, ascolta le sirene con un telefono cellulare. E quando, a pezzi e ferito «Ulisse è a Itaca», finalmente può sedersi a gambe accavallate su una sedia, ma non può che fare affidamento solo su se stesso ed anche la sedia ne rappresenta lo stato con una gamba divisa in due e l’altra che incorpora quella dell’eroe. Le parti che compongono le sue sculture quindi non possono non essere che un clone di parti del nostro corpo o di oggetti che ci circondano. E’ allora che una gamba può essere composta da parti di persone diverse, come ormai accade nella realtà. Con una sensibilità non comune, riassembla le parti, le idee e le emozioni si ripetono, si intensificano, si trasformano, in forme nuove. Ama il Pop Americano e l’Impressionismo al quale guarda e si ispira smussando però gli eccessi e ricercando quel classicismo mediterraneo che sono le sue radici.
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