[di Anna Roberto]
UN MONITO AL MONDO “Piangeremo per una goccia d’acqua”
[Regia e sceneggiatura Sree Vallabhan Balan Musica Ramesh Narayan Cinematografia Rajeev Vijay. Lingua MALAYALAM con sottotitoli in italiano Anno 2019]Chi avrà la fortuna di vedere questo film?
Pacha racconta la crisi idrica e ambientale indiana vista attraverso gli occhi di un ragazzino di nome Appu.
Appu cammina e guarda gli alberi piangere: verranno ad abbatterli, sono di proprietà del Governo ed è il Governo a decidere. Cammina senza una parola. Gli alberi gli parlano “Arriveranno gli uccelli migratori. Arriveranno al tramonto e porteranno la pioggia”. Ci saranno piogge abbondanti quest’anno.
Corre Appu sulla sua terra, le braccia spalancate e gli uccelli migratori sopra i suoi pensieri di bambino.
“Se tagliano gli alberi è l’inizio di un grande disastro”. E’ il pazzo del villaggio a gridarlo. Lui può. E mentre lo grida, ride. “Le Nazioni combatteranno per l’acqua. La Terra ha sete. La Natura ha sete. Gli Alberi hanno sete. Tutti gli esseri viventi hanno sete. Tutti pazzi. Anch’io”.
Appu corre. Appu guarda. E vede. Vede numerare gli alberi che saranno abbattuti. I più belli, i più grandi e maestosi, quelli con le radici più profonde, i più antichi, quelli che fanno parte della sua storia. I suoi antenati.
E gli alberi gli parlano “Vai a casa Appu. Loro non faranno niente. Guarda Appu… ora ci sono molti nidi. E ce ne saranno ancora”.
Ma il mondo attorno a lui si sgretola. Siccità, povertà, malattie, migrazioni “Addio Appu, noi andiamo via per sempre…”, “Appu, Appu, non voglio andare via, diglielo tu a mia madre, che voglio ancora venire a scuola con te”.
E poi tutt’intorno la morte, così vicina, che inesorabile avanza prima del tempo. La morte che attende sulla soglia di casa la madre di Appu.
Parla con gli alberi Appu e disegna. L’immagine di un uccello a cui cade un uovo dal nido. L’uovo che cade e si rompe.
E il mondo attorno si sgretola. La scuola chiude, perché non c’è acqua. Appu vende la sua mucca e il vitellino, non può più dar loro da bere, perché non c’è acqua. La madre ha sete, ma non c’è acqua.
E l’Avidità lo insegue nei suoi incubi notturni, con gli occhi insanguinati e Appu ha paura, gli alberi hanno paura e lui cerca protezione tra le braccia di sua madre, nel suo calore, nel suo amore. “Siamo noi stessi responsabili della mancanza di acqua”, gli sussurra dolcemente accarezzandogli la testa “abbiamo abbattuto gli alberi e distrutto il ritmo della terra”.
E’ la madre di Appu a dettare il suo testamento che è un monito al mondo. E’ lei la Madre Terra.
Canta Appu “Oh Madre Terra, che non sei ancora morta, la pace sia con te al momento della tua morte imminente (…) Domani quando ti congederai all’ombra del fiore velenoso della morte che sboccia, nessuno, nemmeno io resterò qui a piangere per te”.
“Ora sono una Madre Terra tollerante e tu sei solo uno dei miei figli”.
E mentre gli alberi vengono abbattuti il loro ultimo respiro, il loro ultimo pensiero è per quel ragazzino che sa sentire il dolore della terra e che sa cantarlo “Vai Appu, apri gli occhi a quei diavoli che agiscono ciechi, anche se non lo sono. Mostra loro la luce. Apri gli occhi al mondo”.
Chi avrà la fortuna di vedere questo film?
Film di una delicatezza rara. Nessun effetto speciale, nessuna ridondanza, solo poesia e musica, che è un lamento, a danzare lentamente sulla distruzione. C’è maestria e cuore e la verità di una fotografia che avvolge ed emoziona. Un film che si accorda col ritmo della Natura che riesce a far percepire il vibrare della Madre Terra.
“Riesci a sentire il lamento di quella Madre?”
“Oh Madre Terra, che non sei ancora morta…”
Proiettato all’interno della XIII edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, Pacha è dedicato alle vittime del disastro che nel 2018 ha colpito il Kerala (India), flagellato per mesi da intense piogge monsoniche. Più di 600.000 sfollati, 24.000 ettari di terreno coltivabile completamente distrutti. Su 1.553 villaggi del Kerala, 1.287 sono stati rasi al suolo dalle alluvioni. Ma la colpa non è stata solo della pioggia…Dal sito del Festival
Il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli dà voce a tutte le persone che, nel mondo, sono oggetto di persecuzione in nome di una legalità senza giustizia, nei propri Paesi di origine, in territori occupati da altri o in quelli devastati per gli effetti di un modello di sviluppo insostenibile che distrugge le risorse naturali del pianeta, ipotecando la salvezza delle future generazioni, nel viaggio o all’arrivo in terre straniere, immaginate come ospitali e invece protette da barriere sempre meno valicabili. (…) La XIII edizione del Festival si svolge dal 10 al 20 novembre 2021 in modalità mista, in presenza e online, in un’Italia rallentata dalla pandemia, con decine di film in concorso provenienti da 40 Paesi (45 film e 5 categorie di concorso) e visionabili gratuitamente, per tutta la durata della manifestazione, dal sito online, ad ingresso libero come tutti gli incontri della manifestazione.
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