Adriana Giannini propone la dimenticata “Piscinina”
All’inaugurazione mercoledì 15 settembre 2021 del primo monumento milanese dedicato a una donna è stato giustamente dato un certo risalto sui media locali richiamando l’attenzione su un personaggio abbastanza poco noto del nostro Risorgimento, Cristina Trivulzio di Belgioioso (1808-1871). In realtà questa nobildonna milanese e cosmopolita non è stata solo una fervente e generosa sostenitrice dell’Unità d’Italia, ma, come pochi sanno, è stata anche giornalista, scrittrice, sostenitrice dei diritti delle donne e dei fanciulli e fondatrice di scuole.Si meritava dunque l’attuale elegante e sobrio monumento collocato proprio davanti al Palazzo Belgioioso, sulla stessa piazza su cui si affaccia la casa di Alessandro Manzoni il quale, da parte sua, era molto meno illuminato e non apprezzava l’attività emancipatrice di Cristina Trivulzio. A proposito delle scuole da lei fondate nei suoi possedimenti in campagna commentò: “Se li facciamo studiare, chi lavorerà i nostri campi?”
Sappiamo che prossimamente Milano avrà anche un monumento davanti al Planetario dedicato all’astronoma Margherita Hack e che ce ne sarà anche uno per Anna Kuliscioff, la signora del socialismo italiano e la “dottora” dei milanesi poveri. Riconoscimenti doverosi da parte di una città che sinora ha dimenticato persino di dedicare un adeguato numero di vie alle donne, ma mi sembra che nessuno abbia pensato di erigere almeno una piccola statua di bronzo a una valida rappresentante di quelle tipiche figure femminili che hanno contribuito a far diventare Milano città della moda. Mi riferisco alle “piscinine”, le bambine tra 6 e 14 anni che fino alla seconda guerra mondiale, cariche di pesanti ceste, per poche decine di centesimi al giorno trottavano per la città al servizio di modiste, sarte e ricamatrici facendo consegne e piccoli servizi.
Sarebbe bello veder apparire su un marciapiede del quadrilatero della moda la statua di una piscinina qualunque o meglio di quella Giovannina Lombardo che quasi nessuno ricorda, ma che nel giugno 1902 riuscì a organizzare il primo sciopero della categoria, mobilitando centinaia di piccole colleghe e facendosi ricevere alla Camera del lavoro. Giovannina era una delle più “vecchie” perché avendo 14 anni aveva alle sue spalle anni di lavoro e quando si mise un nastro rosso al braccio per scioperare sapeva bene cosa chiedere. Aveva poche più che legittime richieste: un piccolo aumento della paga giornaliera (50 anziché 35 centesimi), un’ora di riposo in mezzo alla lunga giornata di 12- 14 ore, il trasporto di pesi adeguati all’età, il riconoscimento della festività domenicale. Ci vollero comunque una settimana di scioperi e il supporto della Camera del Lavoro e dell’Unione Femminile Nazionale fondata solo tre anni prima perché le richieste venissero accolte e molte delle piscinine potessero migliorare la loro istruzione frequentando la domenica i corsi organizzati per loro.Non sappiamo quale sia stata la vita da adulta di questa coraggiosa ragazzetta, ma ricordare il suo non trascurabile contributo alla conquista dei diritti delle lavoratrici sarebbe un doveroso e simpatico riconoscimento. Si cercano sponsor tra le prestigiose case di moda milanesi.
Scrivi un commento