[di Anna Roberto]
Una serie di articoli sulla strada intrapresa dall’architettura e dall’urbanistica a difesa dell’uomo e del pianeta.
EDIFICI ECO-SOSTENIBILI E RIAPPROPIAZIONE DEI LUOGHI
L’essere umano consuma il capitale della Terra più rapidamente della capacità della natura di rigenerarsi. Una casa sostenibile non erode la bio-capacità del pianeta, ma si armonizza con esso, che così è in grado di “sostenerla” (Enzo Calabrese)
Pensare ad un’architettura sostenibile significa aprirsi ad una visione che investe non solo la dimensione architettonica e urbanistica, ma in modo più ampio a quella filosofica, politica, sociologica ed economica.
Perché se si crede che per definire un edificio “eco sostenibile” sia sufficiente installare dei pannelli solari o un impianto fotovoltaico e utilizzare la domotica, si sta sbagliando di grosso.
Il termine, abusato e “di moda”, non può riguardare solo l’impiantistica e la tecnologia più avanzata; la sua “sostenibilità” deve coinvolgere un ripensamento globale dell’architettura e dei comportamenti umani dell’abitare.
E questo richiede un cambiamento dell’approccio culturale, una progettazione che consideri a priori i ritmi e le risorse naturali, oltre al riutilizzo totale dello spazio occupato e dei suoi materiali, avendo, cioè, la possibilità di scomporre e ricomporre l’edificio, smontarlo, riutilizzarne i materiali e riadattarli per nuovi usi o nuove costruzioni.
L’obiettivo è giungere ad un rapporto di equilibrio tra l’ambiente e il costruito, dove l’architettura si inserisce ed interagisce con l’ambiente in modo armonioso senza perdere di vista i reali bisogni umani dell’abitare.
Reali, non inventati dal mercato! Per questo anche a chi abita lo spazio è richiesta una svolta di mentalità, poiché una casa, una città, un quartiere li si deve “abitare” e non ferire per avere a disposizione sempre di più. Non ci sono scorciatoie: bisogna scegliere di rinunciare allo spreco e allo sfruttamento delle risorse, dei materiali, delle persone e delle tecnologie.
Scegliere di non danneggiare il futuro delle generazioni a venire.
“Sostenibile” significa, infine, riappropriarsi di un luogo!
Perché compito dell’architettura è proprio quello di creare luoghi “significativi”.
Riappropriarsi, quindi, di quel genius loci che individuava uno spazio non solo fisico, ma esistenziale, relazionale, identitario e storico in cui l’uomo si riconosceva e a cui sentiva di appartenere (una casa costruita con la pietra locale è immediatamente “casa”, riconosciuta e riconoscibile).
Già Heidegger scriveva “Tutte le azioni umane […] devono necessariamente trovare il luogo adeguato in cui accadere. Il luogo quindi è parte integrante delle azioni e, d’altro canto, l’uomo non è pensabile senza un riferimento ai luoghi”.
E ancora “Abitare è lo scopo ultimo dell’architettura e se l’uomo abita quando riesce ad orientarsi ed identificarsi in un ambiente, allora gli spazi in cui la vita si svolge devono essere luoghi nel vero senso della parola. Spazi dotati di caratteri distintivi”.
E oggi più che mai è necessario tornare ad interrogarsi sul senso di luogo, perché come osserva l’antropologo e filosofo Marc Augé nei suoi studi sul non-luogo, “Nella contemporanea società dei consumi, luoghi e non-luoghi si compenetrano reciprocamente, per cui la possibilità del non-luogo non è mai assente da un qualsiasi luogo”.
In tutti i continenti del mondo si sta sperimentando l’architettura sostenibile; dagli Stati Uniti al Canada alla Germania alla Nigeria, fino all’Indonesia.
Non ultima l’Italia, dove importanti progetti all’avanguardia di edilizia eco-sostenibile sono riconosciuti a livello europeo e mondiale.
Sogni che hanno preso forma. Una forma architettonica che richiama non solo efficienza energetica, impiego di materiali naturali e riciclabili, impatto ambientale, ma una stretta relazione tra il luogo e la sua identità.
Alcuni esempi italiani
ll Bosco Verticale di Milano
E’ il più famoso edificio ecosostenibile italiano progettato da Stefano Boeri (“l’unico modo che abbiamo per assorbire CO2”), premiato nel 2014 come grattacielo più innovativo al mondo. 900 alberi, 5 000 arbusti e 11 000 piante floreali perenni. La concentrazione di vegetazione corrisponde all’estensione di due ettari di bosco.L’edificio, inoltre, si inserisce in un’area completamente recuperata a giardino e restituita alla città.
Il progetto di edilizia residenziale “25 Verde” a Torino
Un vero e proprio angolo di foresta nel centro di Torino, l’edificio di Luciano Pia dona 150 litri di ossigeno all’ora con i suoi 3.900 mq di giardini e spazi verdi popolati da alberi di medio e alto fusto lungo le rive del Po; internamente conta 63 unità abitative, ad altissima efficienza energetica, sfalsate orizzontalmente. Nessun appartamento, nessun segmento di edificio è identico all’altro, esattamente come in natura.
La Fiorita Passive House di Cesena
Struttura portante in legno per la prima multiresidenza (8 unità immobiliari) costruita in Italia, i cui appartamenti sono dotati del solo impianto di ventilazione meccanica, schermi frangisole scorrevoli installati esternamente, produzione di energia elettrica ed acqua calda con pannelli fotovoltaici, pannelli solari e una pompa di calore. L’immobile non è allacciato alla rete del gas.
Un esempio tedesco
Heliotrope – Friburgo (Germania)
Chiamata anche “Casa Girasole”, l’edificio è stato progettato e costruito nel 1994 ed è stata la prima casa al mondo a produrre più energia di quella che consuma. La sua struttura ruota seguendo con il corso del sole per beneficiare dei raggi solari in inverno e ripararsi dagli stessi in estate. Ne esistono tre esemplari in Germania, questa è la casa del suo progettista, l’architetto Rolf Disch.Un esempio canadese
Casa solare passiva – Edmonton
Senza caldaia. Solo energia solare. Eppure Edmonton ha inverni lunghi e freddi. Ma le finestre orientate a sud imprigionano il sole che viene restituito alla casa anche attraverso il pavimento in cemento. L’edificio di 3 piani a energia zero, è stato progettato dall’architetto Shafraazkaba che vi abita con la moglie, ed è costruito lungo il North Saskatchewan River.
spazi ed edilizia pubblica
Potrebbe ora nascere spontanea la riflessione sui prezzi delle case green non propriamente “abbordabili”. Vero! Ma questi progetti segnano la strada da percorrere, la tensione verso l’unica strada da percorrere. La forza creatrice, inoltre, ha da sempre determinato stili e tipologie. Non è impossibile. E’ tuttavia, una questione di scelte. Oltre agli edifici residenziali, ci sono state scelte coraggiose anche per quanto riguarda le realizzazioni ecosostenibili di spazi ed edilizia pubblica.
Di seguito alcuni esempi:
Federal Center a Seattle
Edificio ad energia zero, è stato uno dei primi edifici a utilizzare un impianto geotermico per il riscaldamento e il raffrescamento ed materiali riciclabili. L’illuminazione naturale è ottenuta dai pannelli radianti collocati sul soffitto.
Swenson Civil Engineering Building – Minnesota
Questa scuola di Ingegneria è stata costruita con soli materiali sostenibili. L’ampio giardino pensile realizzato con piante autoctone copre il tetto riducendo il fabbisogno d’acqua e filtrandone le impurità; attraverso una serie particolare di rocce, recupera e riutilizza l’acqua piovana.
Asilo nido di Guastalla – Emilia Romagna
Dopo il terremoto del 2012, l’architetto Mario Cucinella ha deciso di ricostruire l’asilo nido tramutandolo in un forte messaggio di opportunità. La forma è quella del ventre di una balena di collodiana memoria, i materiali naturali, le pareti sono vetrate, per consentire ai bambini di sentirsi all’aperto anche quando è inverno e fuori fa freddo. La struttura è ecosostenibile, in quanto produce da sola l’energia elettrica, termica e acqua necessaria al suo funzionamento.
La Makoko floating school a Lagos in Nigeria
Il pensiero progettuale alla base di questo innovativo edificio scolastico, completamente costruito con materiali di riuso, si fonda sulla comprensione e la conoscenza del territorio, dei suoi limiti e dei suoi vantaggi. Al centro è una comunità che deve fare i conti con le sue possibilità e severi cambiamenti climatici.Lo stesso approccio è stato utilizzato per la biblioteca di Gando, in Mali, e la Green school a Bali completamente in bamboo.
Innumerevoli sono gli esempi di tutto il mondo che possono essere riportati, dove è proprio il ritorno alla natura che viene inseguito; perché se l’uomo si isola dalla natura non ha scampo; possiamo, invece, scrivere la svolta della storia e l’Architettura può esserne veramente protagonista.
Se cerchiamo l’etimo della parola latina locus, troviamo che la sua dizione originale è st-locus, ossia mettere in ordine, disporre, ma anche armarsi, equipaggiarsi.
E’ giunto il tempo di equipaggiarsi e far sì che la strada tracciata dai progetti pilota di un’architettura realmente eco-sostenibile venga a trovare sempre più consensi e possibilità.
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