Fotografie di volti, gesti, mani.
Mani che si aprono e accolgono, volti che si emozionano e gesti che restano.
All’inizio hai paura, perché pensi di non riuscire a comprenderli. Temi di non essere compreso.
E’ solo questione di attimi. Poi gli sguardi si incontrano e ti indicano la possibilità di tornare ai primordi, la possibilità di essere semplicemente come sei, ti insegnano la pazienza e la ripetizione degli atti, ti suggeriscono che un ritmo è tale perché si definisce nella sua diversità.
E’ uno sguardo a rovescio a consentire l’incontro. Io posso essere l’altro. Io sono l’altro.
Soltanto quando giungeremo alla comprensione di una dimensione collettiva dell’altro, diventerà reale l’affermarsi dell’essere in quanto umanità. Naturale conseguenza della reciprocità.
E’ chi è stato fotografato ad aver teso la mano. Noi abbiamo tentato di raggiungerla.
[ Anna Roberto]
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