Una recensione di Adriana Giannini
Confesso non avevo sinora letto nulla di questa talentuosa scrittrice friulana che in meno di cinque anni è riuscita a pubblicare ben sei romanzi che le hanno fatto ottenere il favore del pubblico e della critica sia in Italia che all’estero.Un risultato ottenuto inizialmente inserendosi in quel filone delle indagini poliziesche condotte da un personaggio caratterialmente ben definito, nel suo caso il commissario Teresa Battaglia, che ha decretato il successo editoriale di tanti giallisti da Andrea Camilleri con Montalbano a Mariolina Venezia con Imma Tataranni e a Alicia Jeménez Bartlett con Petra Delicado, solo per citare i primi che mi vengono in mente.
Ilaria Tuti non si è però voluta far rinchiudere nel settore letterario che per primo le ha dato il successo. Appassionata di storia si è dapprima rivolta alla sua terra, il Friuli, per raccontare gli eroismi misconosciuti delle popolane che durante la Prima guerra mondiale vennero “arruolate” per portare là dove nessun altro riusciva ad arrivare cibo e soccorso ai soldati rinchiusi nelle trincee.
E’ nato così il romanzo Fiore di roccia che le ha fruttato il Premio Rapallo nel 2021 e che mi riprometto di leggere quanto prima. Mi piace pensare che questa sua indagine sul ruolo delle donne nella Grande guerra, l’abbia poi condotta a scoprire l’altra interessante e altrettanto poco conosciuta storia che le ha suggerito il libro che me l’ha fatta incontrare ossia Come il vento cucito alla terra.
Il titolo ispirato da una poesia della scrittrice russa Marina Cvetaeva può sembrare alquanto enigmatico ma, come si scoprirà leggendo, contiene in sé la chiave dell’intero romanzo basato come Fiore di roccia su fatti e personaggi che hanno dato un importante contributo ai cambiamenti avvenuti nella società del secolo scorso.
Ambientato come il precedente negli anni della Prima guerra mondiale, ma tra Inghilterra e Francia, il romanzo procede fino a un certo punto su due binari.
Da un lato ci sono le prime Lady Doctors, come venivano chiamate dalla stampa le coraggiose dottoresse capeggiate da Louisa Garrett Anderson e Flora Murray che si battevano perché le donne avessero il diritto di praticare l’attività di medico, votare e vedere riconosciuti i loro diritti.Dall’altro ci sono gli ufficiali e i soldati inglesi mandati in Belgio e in Francia per contrastare l’esercito tedesco munito di nuove micidiali armi che quando non uccidono procurano devastanti ferite.
Il punto d’incontro, la prima cucitura tra questi due mondi, è la richiesta, motivata chiaramente dalle contingenze della guerra, ma in questo caso emancipatrice, di creare e far gestire da sole donne due ospedali da campo in Francia e poi un ospedale militare a Londra per feriti gravi, l’Endell Street Military Hospital all’insegna del motto delle suffragette: “Deeds not Words”, fatti non parole.
L’abilità di Ilaria Tuti è quella di aver trasformato quello che poteva essere il materiale per dei saggi sull’emancipazione femminile e sulla frustrazione dei reduci e mutilati di guerra in un romanzo avvincente che descrive molto bene le difficoltà incontrate e superate da chi la guerra la vedeva in tutto il suo orrore.
Merito dei due protagonisti, personaggi di fantasia in questo caso, ma molto verosimili: la dottoressa Cate Hill, ragazza madre e perciò relegata ai margini della chiusa società dell’epoca, ma anche abile e infaticabile chirurga, e l’ufficiale Alexander Allan Seymur molto più aperto della sua famiglia di origine e quindi capace di cambiare la sua mentalità e accettare i cambiamenti, compresa la sua grave mutilazione.Li accompagnano vari indimenticabili personaggi storicamente documentati tra cui spicca il celebre attore Ernest Thesiger sostenitore del ricamo come terapia poco costosa, creativa e rasserenante per chi, come lui era rimasto ferito in battaglia.
Terapia che dapprima suscita avversione nei rudi militari che la considerano effeminata e quindi avvilente, ma poi viene accettata come possibile fonte di svago e – perché no? – di futuri, dignitosi guadagni in un mondo che la guerra ha forzatamente cambiato.
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