[Un racconto di Antonella Marsiglio]
Tredici anni di noi e ti amo come al primo sguardo!!!
Sai, ricordo come stesse succedendo in questo momento il primo gioco di sguardi tra noi e ogni volta che ci penso o lo racconto a qualcuno il cuore mi si riempie di emozioni difficilmente descrivibili.
Era una calda giornata di luglio, eravamo a Imola, tu ci vivevi e io mi ero lasciata trascinare dalle amiche per un fine settimana lontano dalla città, non che non ne avessi bisogno, ma non credevo che quella fuga potesse essere la medicina al mio malessere, arrivavo da un periodo triste, doloroso, non riuscivo a far cicatrizzare la ferita della perdita di mia madre e anche se ridevo e cercavo di nascondere al mondo il mio dolore, le mie amiche sapevano che dietro l’armatura il mio cuore sanguinava incessantemente.
Distrattamente notai la tua presenza silenziosa, non potevo certo immaginare che presto tu avresti alleviato molte mie cicatrici e saresti diventato l’amico complice dei momenti difficili.
Mentre passeggiavamo e cercavano di convincermi quanto raccogliere frutta dagli alberi e fare una marmellata fosse divertente ti rividi, passeggiavi senza fretta e pareva anche senza meta, questa volta cominciai a seguire con lo sguardo i tuoi passi, eri da solo, non davi confidenza a nessuno anche se non ti scansavi quando ti passavano accanto. Sembravi triste, e sembrava anche piuttosto evidente che la nottata precedente non ti fosse andata tanto bene, infatti zoppicavi. Forse fu questo ad attirare la mia attenzione, cominciai a farmi delle domande che non potevano avere risposta; avevi lottato? Oppure più semplicemente eri caduto? Forse qualcuno ti aveva fatto del male di proposito, il tuo colore non aiuta ad essere accettati, nonostante le pubblicità progresso e i tanti bei discorsi il nero è sinonimo di cattivo e pericoloso; d’altra parte proprio in questi giorni ho letto che un bambino di dieci anni, membro di una squadra di calcio, è stato insultato dalla madre di un ragazzino avversario con un insulto terribile: “negro di …”, mi è così difficile da concepire che non riesco neanche a dirlo per intero.
Ai bambini si dice ancora oggi “arriva l’uomo nero” per spaventarli e qualcuno se vede un gatto nero non ci pensa neppure un attimo a dargli un calcio… i pregiudizi sul “nero” non sono mai crollati….
Neanche ti conoscevo e già cercavo di immaginare la tua vita, tentavo di indovinare la tua età, eri sicuramente giovane, mi chiedevo perché fossi solo… improvvisamente venni colpita da una stupida gelosia pensando che probabilmente nella tua vita esisteva già una donna affettuosa e dolce che si prendeva cura di te, risi di me per aver provato quella stupida emozione, ma non potei fare a meno di consolarmi pensando che forse passeggiavi solo e triste perché quella donna non era più tanto affettuosa e dolce con te, era diventata anzi un po’ fredda e distaccata.
Ma un altro pensiero mi passò per la testa: forse eri esattamente come me, che quando sono triste sento il bisogno di stare da sola e passeggiare senza sapere dove andare.
In questi anni ho scoperto che caratterialmente sei molto simile a me, stare da solo non ti dispiace affatto, ma ti piace anche prenderti cura di chi ami e in quei momenti sei quasi appiccicoso e apprensivo, sei capace di stare sveglio tutta notte a farmi compagnia anche quando ho solo una stupida febbre e quando lavoro a casa al pc ti piace starmi accanto senza mai fiatare.
Ma all’improvviso, quel giorno, ti sei voltato e mi hai fissato negli occhi. Mi sono immediatamente innamorata di quegli occhi verdi e a quel punto saperne di più di te era diventata la mia unica missione:
– “Chiara, lui vive qui?” chiesi indicandoti.
– “Non lo so, ma è un po’ che lo si vede in giro”.
– “Da solo?”.
– “Io l’ho sempre visto da solo, anche mia cognata mi chiede spesso di lui, se ne è innamorata”.
A quelle parole un’altra fitta di gelosia mi attraversò e nuovamente mi sentii infantile a provare per te quei sentimenti. Ho cercato di attirare la tua attenzione un paio di volte nella speranza che ti girassi nuovamente a guardarmi, non sapevo ancora che la confusione e la gente che parla ad alta voce ti infastidiscono.
Ti ho perso di vista e ho sentito nascere dentro di me una forte delusione, mi ero convinta che non ti avrei più rivisto, e per la prima volta in quei giorni maledii che quel fine settimana stesse finendo così rapidamente.
Non potendo più seguire con lo sguardo ogni tuo passo ho iniziato a perdere tutte le speranze fino a quando, all’improvviso, ti sei avvicinato tu a me e con mia grande sorpresa ho scoperto che non eri né timido né schivo come avevo immaginato.. certo, allora eri meno sofisticato di oggi, crescendo il tuo carattere è diventato un po’ egoista, ma riesci comunque a farti amare, sei diventato anche più riservato tanto che qualche volta soffro all’idea che tu non abbia bisogno di me, sicuramente non quanto io ho bisogno di te o forse hai imparato a mascherarlo meglio, come cerco di convincermi. Lo so, lo so, con gli anni l’abitudine prende un po’ il sopravvento nei rapporti, ma faccio sempre fatica ad accettarlo; hai bisogno i tuoi spazi, si devono rispettare i tuoi tempi, ma io ho nostalgia dei primi momenti, quando sembrava non ci bastasse mai il tempo passato sdraiati vicini e non eri mai sazio delle mie coccole.
Io e te ci siamo innamorati al primo sguardo, ma non lo abbiamo capito subito, complici le mie insicurezze e il tuo orgoglio, così io sono tornata a Milano senza neanche provare a convincerti che tra noi sarebbe potuto esserci di più.
Pochi mesi dopo quel nostro incontro ho saputo che eri venuto a vivere a Milano, neanche troppo lontano da me… con la cognata di Chiara!
Non ti nego che la notizia mi fece provare rabbia, delusione, gelosia, tristezza e senso di profondo tradimento, tutto in contemporanea, un po’ me la prendevo con me per non aver fatto nulla e me la prendevo anche con te, chiedendomi come fosse possibile che non ti rendessi conto che tu e lei non avevate nulla in comune.
Passarono i mesi, qualche volta chiedevo, fingendo disinteresse, se ti fossi ambientato bene a Milano finché Chiara mi disse che eri tornato a Imola: la convivenza non aveva funzionato, a te piaceva troppo la tua libertà.
Ho combattuto contro il desiderio di rincorrerti e dirti “ehi, sono qui, tu ancora non lo sai, ma sono io quella giusta per te”.
Per quanto cercassi di non pensarti, i tuoi occhi verdi mi tornavano alla mente ogni sera e mentre andavo a dormire mi chiedevo come sarebbe stato addormentarmi con te al mio fianco, ora la risposta la so: faticoso! Addormentarmi con te è decisamente faticoso, visto che occupi quasi tutto lo spazio nel letto e se per caso mi capita di girarmi una volta di troppo per trovare una posizione comoda tu sbuffi e vai a dormire sul divano.
Forse senza accorgermene parlavo troppo di te perché una sera Chiara mi ha invitata a casa sua per un dopo cena, ci aveva organizzato un “incontro al buio”, nessuno dei due sapeva della presenza dell’altro.
Quando mi hai visto ti sei letteralmente buttato tra le mie braccia, per poco non cadiamo per terra tutti e due, ed in quello stesso istante ho capito che non avrei mai più potuto vivere lantana da te!!!
Ok ok, ora smetto di scrivere, ma tu non saltare sulla tastiera che fai solo danni, guarda che non mi corrompi con le fusa, scendi dal tavolo che tanto non ti do i croccantini… Va bhe magari un paio di quelli che ti piacciono tanto… Ma te li do solo se mi mordicchi il dito e mi dici che sono l’unica per te… tredici anni di noi e ti amo come al primo sguardo!!!
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