[Di Liliana Moro e Sara Sesti]
[Foto di E. Miramondi e A. Roberto]
8 marzo. Dietro le mimose
In Italia si è cominciato a festeggiare l’8 marzo dopo la seconda guerra mondiale nel 1946. “L’8 marzo sarà per noi giorno di lotta per salvarci dalla fame, per difendere il pane ai nostri figli, alle nostre famiglie, per difenderci dal freddo e dalla miseria, di lotta per la cacciata dei tedeschi… e impegno per un domani di libertà e di progresso”
Allora si disse che la festa era stata istituita per ricordare la strage di operaie avvenuta a NY nell’incendio della fabbrica tessile “Cotton” l’8 marzo 1908. Ma non è mai esistita nessuna fabbrica Cotton e non si registra nessun incendio sui giornali statunitensi dell’8 marzo 1908. Però c’è stato davvero un terribile incendio a NY in una fabbrica tessile di camicette, la “Triangle Waist”, dove morirono 146 persone, 23 uomini e 123 ragazze, per lo più lanciandosi dalle finestre perché le porte delle scale erano chiuse. Erano in maggioranza italiane emigrate. L’evento avvenne il 25 marzo del 1911 e il ricordo rimase a lungo tanto fu scioccante per tutti.
Dunque si può ben capire come il fatto sia stato collegato alla festa delle donne, una festa che è nata come giornata mondiale per rivendicare dei diritti negati. Il diritto per le donne a un lavoro fuori casa non pericoloso, dignitoso, retribuito come gli uomini a parità di mansione. E poi c’è il lavoro in casa, non solo non retribuito ma nemmeno visto.
Altro diritto negato era il voto, per cui le donne hanno iniziato a battersi da metà 800. Il movimento per il suffragio vide, tra l’altro, l’organizzazione in molti stati di una giornata della donna, che si teneva in date diverse, per lo più a fine febbraio. Si sentì allora l’esigenza di unificare per dare maggior forza all’evento, dove insieme al voto si chiedevano vari diritti, in particolare l’istruzione, uguale a quella fornita ai maschi e fino all’università.
In Italia le donne votarono per la prima volta nel 1946 per il Referendum su monarchia o repubblica e per l’Assemblea costituente.
A decidere che le mimose sarebbero stato il fiore della festa, furono le donne attive nei Gruppi di difesa della donna, che avevano fatto la resistenza civile al fascismo. Era un fiore diffuso, che si poteva cogliere lungo le strade e non costava nulla, questo fu il motivo, allora di soldi ce n’erano davvero pochi.
Oggi accanto al giallo delle mimose, ogni 8 marzo vediamo per le strade un altro colore il rosa fuxia che è stato scelto dalle giovani che hanno dato vita al movimento Non Una Di Meno e al movimento MeToo.
MeToo è nato negli Stati Uniti nel 2017 e ha fatto uscire alla ribalta le molestie, i ricatti sessuali soprattutto sul lavoro. L’attrice Alyssa Milano lo rese famoso e è molto diffuso nei paesi anglosassoni. Invece Non Una Di Meno è nato in Argentina nel 2015 e combatte il femminicidio, l’uccisione delle donne da parte di mariti, amanti, padri. Una questione di terribile attualità non solo in Latinoamerica, ma anche in Italia dove nel 2020 le donne assassinate sono state 91.
La serenità della festa è andata sfumando ed è tornato l’aspetto rivendicativo tanto che la giornata è diventata Lotto marzo.
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